La prima lettera ha una grande responsabilità, quella di dare il via ufficiale a questo blog.
Ecco, non vorrei essere nei suoi panni perché avrei un po’ di ansia da prestazione.
Ah già, la prima lettera è la A e la prima parola è proprio ANSIA.
Voi direte «Grazie, è la prima dell’alfabeto. Con quale volevi iniziare?».
In realtà, non era così scontato che io iniziassi dalla lettera A; ero partita con un’altra parola che credo sia emblematica per chi soffre di mal di testa (non vi rovino la sorpresa, ve ne parlerò presto), ma poi le circostanze mi hanno portato a scegliere proprio lei, una delle emozioni più difficili da gestire.
Che cos’è l’ansia per chi soffre di mal di testa?
Procediamo con ordine.
Visto che si parla di parole, partiamo dalla sua definizione (da Wikipedia e Google)
Una sensazione di intensa preoccupazione o paura
Affannosa agitazione interiore provocata da bramosia o da incertezza
Preoccupazione. Paura. Incertezza.
Sì, in effetti queste tre parole descrivono piuttosto bene cosa si prova quando si è in ansia.
Chi soffre di emicrania vive con la preoccupazione (detta anche ansia anticipatoria) che il mal di testa si faccia vivo nei momenti meno opportuni: mentre sei a lavoro, mentre sei in vacanza, il giorno del tuo matrimonio o del matrimonio di tua sorella (o fratello) o della tua migliore amica, il giorno del compleanno dei tuoi figli, il giorno del tuo compleanno, la sera prima di quel colloquio o di quell’esame così importante in cui devi dare assolutamente il massimo. Potrei andare avanti all’infinito con questo elenco di occasioni in cui l’emicrania si presenta puntuale come un ospite indesiderato.
La preoccupazione si può anche trasformare in paura, quando gli attacchi di mal di testa sono troppi e troppo dolorosi e hai paura che arrivino proprio nel momento sbagliato. Hai paura di non avere le pastiglie con te, di non riuscire a fermare in tempo il dolore e di non poterlo gestire. Hai paura che l’attacco si prolunghi per diversi giorni oppure, passato l’effetto delle medicine, si ripeta ancora e ancora.
Incertezza perché è difficile fare programmi a lungo termine quando di certezza ne hai una sola, ovvero «non si esce di casa senza pastiglie perché lui è lì dietro l’angolo, pronto a trapanarti la capoccia».
So che state pensando «Ammazza che allegria» e avete ragione. Però non ho mai detto che questo blog sarebbe stato allegro. Tendenzialmente sarà piuttosto diretto e scomodo, ironico sì… ma allegro, proprio no.
Resoconto ricovero | giorno 1
Ore 5:30 – sveglia, nebbia.
Viaggio abbastanza tranquillo se non fosse che l’ho fatto tutto in apnea (vedi il capitolo 1: Ansia).
Ore 8:15 – arrivo a Pavia, nebbia.
Sbrigo le pratiche in accettazione.
Ho tutto l’essenziale con me: documenti per il ricovero e credenziali per il wi-fi.
Ore 9:00 – salgo in reparto.
Entro e non potrò uscire da qui fino a lunedì prossimo (grazie Covid).
Mi mettono in una stanza che chiamano salotto perché la camera non è pronta.
Mi misurano la pressione e i battiti, un po’ altini rispetto alla norma (vedi sempre il capitolo 1: Ansia).
Ore 11:00 – prima mi scambiano per la signora “non mi ricordo il cognome” che a quanto pare non si era registrata allo sportello, poi finalmente riusciamo a metterci d’accordo sul fatto che io sono Alessandra Sorrentino e che devo andare nella camera 206.
Ore – 15:00 mentre fuori c’è sempre la nebbia, arriva la prima flebo.
Ore – 19:25 mentre fuori c’è ancora la nebbia, Netflix.
Adesso è tempo di iniziare a vedere Bridgerton.
E se per caso non fosse di mio gusto, ho sempre in programma il milionesimo rewatch di Grey’s Anatomy (17 stagioni).
Senza foto, che blog sarebbe 🙂
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