Sì, lo so. Se avete visto il mio post su Facebook questa mattina volete sapere chi è Abbott e che ruolo ha avuto in questi due giorni, ma ve ne parlo dopo (Abbott vi ringrazia molto per l’interesse).
Il secondo giorno del mio ricovero al Mondino è rimasto orfano della sua lettera e della sua parola. C’è un motivo per cui ieri non ho scritto: ho passato 36 ore (trentasei ore di fila) in compagnia del DOLORE. Questa è una delle parole che considero emblematiche quando si parla di mal di testa. Al dolore chi soffre di emicrania è abituato, ma qui, nel bel mezzo del percorso di disintossicazione dai farmaci, al dolore si aggiunge l’ansia e la consapevolezza che non potrai prendere niente, nessun analgesico a parte in extremis (quando ormai hai perso il conto di quante volte hai vomitato per il male durante la giornata) una dose minima di paracetamolo (che per me, come per tante persone come me, è letteralmente efficace come un bicchier d’acqua).
Veniamo al dunque che sennò mi dilungo troppo in convenevoli.
Volevo partire anche oggi dalla definizione di dolore, ma trovare una definizione breve e chiara di questa parola si è rivelata un’impresa ardua. Così mi sono presa la licenza poetica di crearla mettendo insieme diversi spunti:
Esperienza sensoriale ed emotiva spiacevole
Esperienza individuale e soggettiva in cui convergono
componenti sensoriali, esperienziali e affettive
Una cosa è certa: il dolore di una persona che soffre di emicrania è invisibile agli altri, almeno agli occhi di chi non conosce questa malattia per esperienza diretta o perché vive con qualcuno che ne soffre. Mi è piaciuta molto la definizione data oggi in un webinar organizzato da Il Sole 24 Ore dal dott. Pietro Barbanti:
I pazienti che soffrono di emicrania sono un esercito silenzioso in cerca di autore,
di qualcuno che metta in scena il loro dolore e la loro malattia.
Sono pazienti invisibili perché non portano il pigiama.
Quale tipo di dolore sperimenta chi soffre di emicrania?
Personalmente io ne conosco tre e vi parlerò della mia esperienza personale con il dolore. Sarei però curiosa di sentire le vostre esperienze in merito al dolore causato dal mal di testa perché credo che, al di là delle classificazioni e definizioni che usiamo sui diari delle cefalee, ogni persona lo vive diversamente.
Dolore pulsante a sinistra
Questo è stato il primo dolore da mal di testa che ho conosciuto. Un martello che batte costantemente sulla tempia sinistra che a volte si trasforma in fitte lancinanti. Lui batte, batte, batte a ritmo costante e regolare, con intensità variabile e se appoggi un dito sulla tempia puoi sentirlo distintamente mentre fa bum, bum, bum… potenzialmente all’infinito.
Dolore trafittivo a destra
Lo sperimento in tutti i momenti di fluttuazione ormonale (ovulazione, mestruazioni, primi giorni successivi alla fine delle mestruazioni… ‘na tragedia, insomma). La sensazione è quella di un trapano o di un punteruolo (scegliete voi l’immagine che più vi aggrada) che trafigge l’occhio destro fin dentro l’orecchio.
Dolore compressivo bilaterale
Questo dolore è comparso qualche anno fa e, per le sue caratteristiche, sembrava avesse a che fare con il fatto che di notte ogni tanto serro le mascelle (eh no, non c’entra una cippa con quello). Ti sembra di avere qualcosa che ti stringe la fronte e il fastidio si ripercuote sui denti e sulle mascelle, come se qualcuno ti avesse preso a pugni in faccia.
Oltre al dolore, gli altri fastidi causati dal mal di testa
Solitamente il dolore del mal di testa viene a farti visita accompagnato da altri suoi amici di una simpatia… che ve li raccomando; per ora ve li elenco soltanto, ne parlerò prossimamente in modo approfondito (sennò si offendono): nausea, vomito e fastidio causato dalla luce, dai rumori, dagli odori (all’inizio pensavo di avere i super poteri quando percepivo suoni e odori che ignoravo fino a 5 minuti prima del mal di testa). Per i più esigenti abbiamo anche fastidio al cuoio capelluto (guai a pettinarsi o a legarsi i capelli, per carità) e fastidio nel portare collane e orecchini.
A parlar di tutti sti dolori (sì, lo so, che palle), mi stavo per dimenticare di una cosa fondamentale: presentarvi Abbott da me amorevolmente soprannominato Abbott ‘n capa (tradotto: una botta in testa). Insieme al catetere venoso per le flebo, lui è diventato un mio inseparabile amico: il ghiaccio, unico altro strumento concesso per avere un po’ di sollievo dal dolore provato nelle ultime 36 ore.
Bene, io e Abbott vi salutiamo per andare a fare la seconda flebo della giornata; vi lasciamo con le foto e il resoconto degli ultimi due giorni di ricovero.
PS. La mia vicina di letto si è fatta portare la TV. In ordine: Forum, TG5, Beautiful, Uomini e Donne, Amici e temo che poi arrivi anche Barbara D’Urso. AIUTOOO!
Resoconto ricovero | giorno 2
19 gennaio 2021
ore 3:00 – il buongiorno si vede dal mattino
Sveglia di soprassalto con il famoso martello sulla tempia sinistra
dalle ore 7:00 alle ore 14:30 – black out totale
unico stimolo percepito: il martello sulla tempia sinistra
prima flebo detox + plasil per tentare di arrestare la maratona del vomito
dalle ore 14:30 alle ore 17:30 – il black out continua
seconda flebo detox, altra maratona di vomito
ore 17:30 – una flebo di paracetamolo
mi è sembrato di vedere il Santo Graal
ore 19:00 – mangio un mandarino (wow)
ore 19:30 – terzo black out
Resoconto ricovero | giorno 3
20 gennaio 2021
ore 3:00 – il buongiorno si vede sempre dal mattino
sembra il giorno della marmotta, mi sveglio uguale al giorno prima
ore 6:00 – il martello si trasforma in punteruolo
e poi, dopo due ore… puff… il dolore scema, all’improvviso
ore 8:00 – il peggio è passato (forse, diciamolo piano)
stasera si inizia con la nuova terapia