Sara ha 46 anni, è una mia amica e vive a Novellara (Reggio Emilia).
Combatte contro la cefalea da quando ha sei anni.
E questa è la sua storia.
Di che tipo di mal di testa soffri?
Soffro di cefalea tensiva.
Chi ti ha diagnosticato la cefalea tensiva?
Inizialmente il mio dottore mi diceva «Si tratta di emicrania ereditaria, non si può fare nulla, bisogna sopportare. Vedrai che quando vai in menopausa passa tutto». Beh, sopportare dolori lancinanti fino alla menopausa non era esattamente ciò che mi auguravo per il mio futuro… anche se quel dolore l’ho poi sopportato per tanto tempo prima di avere una diagnosi più accurata.
Negli anni sono stata in due centri cefalee, a Carreggi (2012) e a Parma (2018), dove è arrivata la diagnosi ufficiale di cefalea “semplice” (senza aura) con complicanze di tipo tensivo.
Quando hai l’attacco di cefalea come si manifesta il dolore e da che sintomi è accompagnato?
Il dolore è acuto, lancinante. Interessa la tempia, l’arcata sopraccigliare, l’orecchio, il collo e la base del cranio.
Non riesco a tenere gli occhi aperti, ho nausea e vomito, mi dà fastidio qualsiasi cosa in particolare non tollero la luce, i rumori e gli odori.
Quanto tempo dura in media un tuo attacco di mal di testa?
Di solito se prendo subito la pastiglia passa in poco tempo, altrimenti può durare anche 24 ore.
Quanti giorni di cefalea hai in un mese?
In un mese la cefalea si presenta in media 15 volte… spesso passo due settimane intere in cui ogni giorno mi viene un attacco.
Quali medicinali prendi per la cefalea?
Prendo le pastiglie di Almogram (triptano) ormai come se fossero caramelle.
Se il triptano non fa effetto prendo anche una supposta di Orudis.
Oltre ai medicinali, cosa ti dà sollievo quando hai mal di testa?
Cerco di trovare una posizione che possa alleviare il dolore, a volte provo anche semplicemente a stare in piedi, ma purtroppo non funziona.
Hai provato terapie alternative alla medicina tradizionale per la cefalea?
Direi che ormai le ho provate tutte: osteopatia, fisioterapia, yoga, mindfulness… con pochi risultati.
A livello emotivo, come ti senti e come vivi questa malattia?
Gli stati d’animo sono tanti. Per lungo tempo mi sono sentita sfortunata, arrabbiata, mi dicevo «Perché proprio a me?!», piangevo al telefono con mia madre piena di frustrazione, dando la colpa ai miei genitori per avermi passato questa tortura.
La cosa che mi ha sempre fatta arrabbiare di questa malattia è sentirmi giudicata dalle altre persone per una cosa che non ho voluto io. La gente sa essere cattiva… ti vede prendere le pastiglie per poter lavorare, condurre una vita apparentemente normale e poi, appena volti l’angolo, ti danno della tossicodipendente. Ho sempre lavorato a contatto con il pubblico ed è veramente difficile conciliare questo tipo di lavoro con una vita vissuta all’insegna del mal di testa.
Quando ho gli attacchi mi sento spossata, con la mente offuscata, vuota e rassegnata; quando il dolore va via mi sento leggera, con la voglia di fare tante cose e ritrovo l’energia per dire «Voglio cercare una soluzione per stare bene».
Ci tengo a dire una cosa a chi soffre come me, come Alessandra, di questa malattia: non siamo soli, siamo dei guerrieri! E vorrei dire anche un’altra cosa a chi, fortunatamente, non sa nemmeno cosa sia un mal di testa: abbiate sensibilità perché non siamo sbagliati noi, forse è stata solo una questione di fortuna, di “fattore C”.
Per conoscere tutte le storie delle/dei Migraine Warriors, visitate la sezione del sito dedicata a loro: www.leparoledellemicrania.it/migraine-warriors/
Grazie della tua testimonianza Sara, solo chi soffre di questa patologia può comprendere appieno. Grazie! 🌷
È quella forza di quando se ne va lady migraine in cui dobbiamo sperare. La forza che ci spinge, quando stiamo meglio a trovare un’ altra soluzione.. eppure troppe vite mi godo la vita e faccio finta di non avere una malattia cronica. Non so perché faccio così…poi nel momento di maggior strazio e dolore scrivo al neurologo….grazie Sara per la tua testimonianza
Grazie Sara, come sottolinei tu è una patologia non sempre compresa ai più, spesso si è etichettati, proprio perché non visibile esteriormente (es. Ingessatura, tutori, fasciature ecc….) come persone “tragiche” o con poca voglia di lavorare o alla ricerca di essere al centro dell’attenzione….purtroppo è devastante e debilitante. Un abbraccio
Cara Silvana, parlarne e raccontare ciò che proviamo è il più potente mezzo per rendere consapevoli le persone che vivono con noi e attorno a noi.
Più storie noi riusciremo a raccontare, più crescerà la conoscenza e la consapevolezza.
Un abbraccio