Vivo costantemente nel terrore, sono ossessionata dalla mia emicrania. Se ho degli impegni programmati a lungo termine inizio a stare in ansia settimane prima perché so che avrò mal di testa.
Da quando ho iniziato a soffrire di emicrania la mia soglia del dolore si è alzata, ma è anche aumentata la paura del dolore a tal punto che quando ho dolore da altre parti ho paura che questo dolore possa non sparire, allora cerco subito di farlo passare con gli antidolorifici.
Basterebbero queste due frasi – scritte da due ragazze che mi seguono su Instagram in risposta a un mio sondaggio nato dalla storia di Giada, una Migraine Warrior – per riassumere il senso di questo post dedicato alla paura del dolore. Le rileggo da diversi giorni e mi colpiscono dritte al cuore perché le avrei potute scrivere io, perché avrebbero potuto scriverle tutte le persone che al mondo soffrono di emicrania o cefalea.
In queste due frasi è concentrato il vissuto di chi convive con una malattia neurologica invisibile dove il dolore è la patologia, dove il dolore ti sfinisce, ti prosciuga e ti fa a pezzi; pezzi che dopo ogni attacco devi rimettere insieme perché, mentre tu sei sospesa/o in questa dimensione spazio-tempo tra l’attacco che hai in corso e la paura di quando arriverà il prossimo mal di testa, il mondo va avanti.
Non è un caso che la prima parola che ho scelto per inaugurare il mio blog sia stata ansia perché, mentre ero in viaggio per andare al Mondino per la disintossicazione, ho realizzato che la paura del dolore era diventato un altro mostro che dovevo combattere con tutte le mie forze.
L’effetto paradosso della paura e l’ansia anticipatoria
Sapete cos’è una profezia che si autoavvera?
È una previsione che si realizza per il solo fatto di essere stata espressa (grazie Wikipedia per la definizione ); sono piuttosto certa che anche voi, proprio come me, almeno una volta nella vita avete pensato che proprio quel giorno in cui dovevate fare quel colloquio di lavoro, quel saggio di danza o quella vacanza tanto desiderata, per la paura e l’ansia di avere mal di testa in qualche modo lo avete attirato.
Ed ecco che nasce la domanda amletica: è la cefalea che causa paura e ansia o l’ansia e la paura che causano la cefalea? Se cercate qualcuno che vi dia una risposta univoca sul tema, mi spiace, non c’è. Vediamo, però, cosa dicono gli studi e le ricerche in ambito medico.
La paura di soffrire è un’emozione adattiva, ossia prepara il nostro corpo ad agire per tutelarci in caso di situazioni pericolose, ed è quindi fondamentale per la nostra sopravvivenza.
Ci sono, però, alcuni casi in cui si genera l’effetto paradosso della paura, quel meccanismo per cui si inizia ad avere paura della paura, ad esempio quando una persona soffre di dolore cronico: la paura di soffrire – come ha evidenziato uno studio della Milano-Bicocca e della Purdue University – può addirittura amplificare la percezione del dolore fisico e psichico e renderci più vulnerabili a provare dolore.
Inoltre, quando non riusciamo a gestire la paura di soffrire entriamo in uno stato di ansia anticipatoria, di allerta costante, dove aspettiamo un dolore che ancora non si è manifestato.
I dati di chi ha fatto ricerca sul tema della paura del dolore in soggetti emicranici non mentono; uno studio dell’Università di Toronto ha, infatti, evidenziato che:
- chi soffre di emicrania corre un rischio 3 volte maggiore di sviluppare un disturbo d’ansia rispetto alle persone che non ne soffrono;
- le persone con emicrania hanno una probabilità 2 volte superiore di sviluppare depressione, attacchi di panico e agorafobia rispetto a chi non ha questa forma di cefalea;
- la disabilità, il dolore cronico e le difficoltà di gestione delle responsabilità (casa e lavoro) sono i fattori principali che favoriscono l’insorgere dell’ansia.
E io aggiungo che chi soffre di emicrania:
- rischia di cadere nel meccanismo dell’abuso di farmaci sintomatici e della cefalea da rimbalzo («Prendo il farmaco prima che arrivi il mal di testa»).
- arriva a limitare fortemente la sua vita lavorativa e sociale («Evito di fare qualsiasi cosa che alteri il mio equilibrio e, quindi, potenzialmente possa scatenare un attacco»).
Quindi, l’ansia è una conseguenza o è un trigger?
Purtroppo è un cane che si morde la coda.
ll dolore cronico può causare ansia che, a sua volta, può essere un fattore scatenante. L’ansia può, inoltre, portare all’abuso di farmaci sintomatici. L’abuso dei farmaci sintomatici, unito all’ansia e alla paura del dolore, può peggiorare i sintomi del dolore cronico.
Come gestire la paura del dolore e l’ansia anticipatoria?
Non ho una ricetta miracolosa, personalmente ci sto ancora lavorando; però, in questi 34 lunghi anni di emicrania, ho imparato che ci sono alcune cose fondamentali che possiamo fare per gestire paura e ansia.
- trovare la terapia sintomatica e la terapia di profilassi adatta a noi: prima del ricovero per la disintossicazione mi ero arresa; dopo varie terapie preventive fallite ero arrivata a mangiare triptani e FANS come caramelle fino a quando non ho iniziato la profilassi con l’anticorpo monoclonale e la mia vita è cambiata. Trovare le giuste terapie significa prima di tutto trovare il/la neurologo/a che fa per noi;
- avere sempre i farmaci a portata di mano: mai uscire di casa senza il proprio kit di medicinali, ma attenzione a non farsi venire l’ansia da «oddio, non ho abbastanza farmaci». Quando ero risucchiata totalmente dal buco nero dell’abuso di farmaci se non avevo almeno due confezioni di Relpax intonse (12 pastiglie) e un paio di bustine di Moment in tasca ogni giorno, mi sembrava sempre di essere con l’acqua alla gola. Quindi, fate bene i calcoli delle pastiglie di cui avete bisogno (soprattutto se siete lontane/i da casa per qualche giorno) e munitevi di ricette di riserva per qualsiasi emergenza;
- cercare un valido supporto psicologico e sociale perché serve un grande lavoro su se stesse/i per imparare a smettere di sentirsi in colpa e inadeguate/i quando, a causa del mal di testa, dobbiamo annullare un impegno con la famiglia/gli amici, stare a casa da lavoro o rimodulare i nostri programmi. Sempre lo studio dell’Università di Toronto ha evidenziato che le persone con cefalea che non hanno almeno un confidente o una persona cara vicino hanno una probabilità 5 volte superiore di sviluppare un disturbo legato all’ansia.
Facile? No, non è affatto facile… ma lo sappiamo l’emicrania non rende la nostra vita facile (mai una gioia, sì lo so).
Non per niente sottolineo continuamente che chi convive con questa patologia ha lo spirito di una/un guerriera/o.
Se volete raccontarmi e condividere le vostre esperienze con la paura del dolore e l’ansia anticipatoria, vi aspetto all’evento del 26 giugno Cara emicrania, ti scrivo per dirti che… le iscrizioni stanno per chiudere!
Se non riuscite a partecipare all’evento, scrivetemi una mail e venite a trovarmi su Instagram o Facebook.
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